Caso politico delle ultime due settimane, il decreto legislativo che recepisce la direttiva europea sui mutui (2014/17) vede ormai pronte le considerazioni della commissione Finanze di Camera e Senato. Le ultime modifiche riguardano oltre alla non retroattività delle nuove norme e l’aumento delle rate non pagate a 18, anche l’attenzione verso i cosiddetti “debitori deboli” e l’obbligo per la banca di vendere l’immobile al miglior prezzo possibile. Ma saranno condizioni sufficienti a tutelare il debitore, oltre che l’istituto? Vediamo cosa ne pensano gli esperti del mondo creditizio, immobiliare e delle associazioni dei consumatori.
I pareri di Camera e Senato
La bozza che modifica il dgls che recepisce la direttiva sui mutui è ora all’esame delle Commissioni parlamentari. Oltre alle modifiche avanzate nei giorni scorsi, nel testo presentato nelle Commissioni Finanza e Tesoro del Senato sarà presente per Bankitalia l’obbligo di disciplinare i casi di particolare debolezza dei debitori come coniugi assegnatari di immobili e separati.
Ma non solo. Si chiede anche di chiarire le modalità con le quali si realizza la restituzione, il trasferimento dell’immobile o dei proventi della vendita, tenuto conto che i diversi istituti giuridici (come la cessione del cespite o il mandato irrevocabile a vendere) hanno effetti differenti dal punto di vista fiscale e della tutela dei terzi creditori.
Una delle ultime condizioni inserite nel parere approvato dalla commissione Finanze della Camera, inoltre, prevede che la Banca si impegni “a valorizzare l’immobile al miglior prezzo di realizzo possibile, indipendentemente dall’ammontare del debito residuo”.
La norma “non è un regalo alle banche”
Roberto Anedda, direttore marketing di mutuionline, che valuta positivamente l’allungamento del periodo per far scattare la clausola: “abbastanza esteso da consentire al cliente di organizzare un piano di rientro e fa sì che il debito sia abbastanza congruo da evitare che l’istituto venda sottocosto. Ma è comunque fortemente vantaggioso per quest’ultimo, rispetto ai tempi di una procedura giudiziaria, che si aggirano sui sette anni”. Anedda sottolinea ancora una volta come evitare che l’immobile finisca all’asta sia interesse di tutte e due le parti, perché ciò che se ne ricava è sicuramente decurtato rispetto al reale valore del bene I cambiamenti“dimostrano una volta di più come lo spirito della norma non fosse quello di fare un regalo alle banche”.
“evitare che l’immobile finisca all’asta sia interesse di tutte e due le parti, perché ciò che se ne ricava è sicuramente decurtato rispetto al reale valore del bene”.
Le novità annunciate sono state ben accolte anche dalla Fiaip, la Federazione italiana degli agenti immobiliari, che pure si riserva di “analizzare il testo ufficiale con tutte le modifiche che i relatori di maggioranza hanno annunciato prima di esprimere un giudizio complessivo”. Per bocca del presidente Paolo Righi, comunque, l’associazione si spinge già al di là, chiedendo un intervento, nel ddl concorrenza, sulle regole per il mercato, in modo che “non vi sia più la possibilità per alcuni istituti di credito di vendere i propri immobili mediante agenzie immobiliari di loro stessa proprietà”.
Tra le modifiche reclamate da più parti e proposte al testo del d.lgs c’è anche quella di mettere nero su bianco, facendo chiarezza assente da quello originario, sul fatto che la clausola di trasferimento all’istituto che ha erogato il mutuo potrà essere introdotta solo sui nuovi contratti e non su quelli esistenti, nemmeno se trasferiti per surroga.
Parere positivo all’operato delle commissioni è arrivato anche dall’Opmi (Osservatorio parlamentare sul mercato immobiliare). Il presidente, Vincenzo Gibiino, ha tenuto a sottolineare che “se occorre prestare attenzione ai cittadini per bene e dall’atteggiamento virtuoso, al verificarsi di un momento di difficoltà economica è altrettanto doveroso tutelare le banche da coloro che con deprecabile astuzia non pagano i propri debiti”. Più che col passaggio diretto dell’immobile, però, occorrerebbe farlo, secondo il senatore, attraverso procedure esecutive in tribunale snelle e veloci.
Pericoloso precedente
C’è, comunque, un ampio fronte del “no”, sia politico che tra le associazioni dei consumatori, al provvedimento anche così come dovrebbe essere modificato con il recepimento dei pareri delle commissioni. Il Codacons si è detto pronto a un ricorso alla Consulta. Il presidente Carlo Rienzi insiste che “non conta il numero dei mancati pagamenti, ma l’aberrante principio che il governo intende introdurre e che apre la strada a un pericolosissimo precedente” eliminando, a suo dire, il patto commissorio.
Questo nonostante la volontarietà della cessione sia stata rimarcata e il cittadino nella sua decisione se aderire o meno alla clausola potrà avvalersi dell’assistenza da parte di un esperto di sua fiducia. Sull’intera procedura dovrà, poi, vigilare la Banca d’Italia. Inoltre, una volta presa la decisione, la valutazione dovrà essere effettuata da un perito indipendente.
Cambiamenti insufficienti anche per Stefano Cherti, consulente dell’Unione nazionale consumatori: “quello che va lasciato è il filtro del giudice, per evitare che il consumatore sia in balia delle banche. Soprattutto in un periodo di crisi come questo”.
fonte idealista.it uscita del 10 marzo 2016